SERVIZI ECOSISTEMICI

MITIGAZIONE AI CAMBIAMENTI CLIMATICI

A cura di Anita Maienza

L’aumento della concentrazione di gas ad effetto serra (GHG) è responsabile del riscaldamento del sistema climatico globale e del conseguente cambiamento climatico (IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change, 2007). Attraverso l’utilizzo di combustibili fossili e la gestione non sostenibile del territorio e delle sue risorse, le attività antropiche hanno contribuito in modo sostanziale a questo aumento come testimoniano le serie storiche (negli ultimi 250 anni, la concentrazione della CO2 è cresciuta da un valore preindustriale di 280 ppm a valori odierni superiori ai 400 ppm (fonte NOAA, 2014)); la temperatura media globale è aumentata di 0,85 °C negli ultimi 100 anni. (IPCC).

L’aumento della concentrazione di gas ad effetto serra (GHG) è responsabile del riscaldamento del sistema climatico globale e del conseguente cambiamento climatico (IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change, 2007). Attraverso l’utilizzo di combustibili fossili e la gestione non sostenibile del territorio e delle sue risorse, le attività antropiche hanno contribuito in modo sostanziale a questo aumento come testimoniano le serie storiche (negli ultimi 250 anni, la concentrazione della CO2 è cresciuta da un valore preindustriale di 280 ppm a valori odierni superiori ai 400 ppm (fonte NOAA, 2014)); la temperatura media globale è aumentata di 0,85 °C negli ultimi 100 anni. (IPCC).

I settori agricolo e zootecnico giocano un ruolo chiave in questo contesto ambientale, poiché rispetto ad altre attività antropiche, l’agricoltura rappresenta non solo una fonte di emissione di gas serra (10-12% circa delle emissioni annuali globali di natura antropica), ma soprattutto anche un potenziale strumento di mitigazione dei cambiamenti climatici. Nel 2003, con il rapporto Good Practice Guidance for Land Use, Land Use Change and Forestry (GPG -LU-LUCF) dell’IPCC, per la prima volta, si guarda all’agricoltura come mezzo per una potenziale azione di mitigazione e di adattamento ai cambiamenti climatici. Il suolo è una riserva dinamica di carbonio (carbon sink) capace di trattenere in forma organica notevoli quantità di questo elemento –il C contenuto nel suolo è superiore a 1500 Gt, quasi tre volte superiore a quello contenuto nell’atmosfera (600 Gt di C). Tuttavia, nei suoli agricoli l’attuale stock di carbonio organico è, in generale, molto al di sotto della capacità potenziale (la maggior parte dei terreni agricoli dei paesi industrializzati ha perso 30 a 40 tonnellate di Carbonio per ettaro). Da questi dati emerge chiaramente il potenziale ruolo dell’agricoltura nella gestione dei suoli e, quindi, quale potenziale strumento per la mitigazione dei cambiamenti climatici. I gas ad effetto serra (GHG) sono emessi dal suolo per i processi di degradazione della sostanza organica ad opera del biota e le pratiche agroecologiche possono limitarne i flussi

Nel rapporto del 2003 IPCC ha messo in evidenza le buone pratiche per la fissazione di Carbonio nel suolo come la minima e la non–lavorazione del terreno, la rotazione e l’avvicendamento colturale, l’uso di ammendanti in sostituzione ai fertilizzanti chimici, il sovescio, l’inerbimento, il miglioramento della gestione dei pascoli, la gestione integrata degli elementi nutritivi. Nel Rapporto IPCC (AR4 -2007) si stima che la mitigazione potenziale apportate dalle buone pratiche nei suoli agricoli rappresentano l’11- 17% del potenziale di mitigazione totale delle emissioni di anidride carbonica (CO2) metano (CH4) e protossido di azoto (N2O) in atmosfera. Tramite l’attività di monitoraggio ambientale del Progetto INVERSION verificheremo come, applicando le opportune pratiche agro-ecologiche, l’agricoltura può contribuire in modo sostanziale alla mitigazione dei cambiamenti climatici. In tutte le aziende partecipanti al progetto INVERSION saranno monitorati i parametri di qualità ambientale ed in alcune, è stata installata la strumentazione per misure dei flussi di gas GHG per tutta la durata di INVERSION su di una zona che definiamo Controllo (non trattata) ed in un’altra definita Trattamento (dove saranno implementate le pratiche agro-ecologiche ad opera dei ricercatori del CNR IBIMET di Firenze. Il monitoraggio delle emissioni dei gas insieme alle analisi sulle variazioni del carbonio stoccato nel terreno, la capacità di filtrazione dell’acqua e la biodiversità del suolo, a distanza di 3 anni, permetteranno di dimostrare come l’implementazione di pratiche agricole corrette abbia una positiva ricaduta in termini di qualità agricola ed ambientale e contribuisca in modo significativo alla mitigazione dei cambiamenti climatici. Di seguito vengono descritti alcuni esempi di «buone pratiche» agroecologiche per ridurre la perdita di fertilità e biodiversità del terreno e incrementare la mitigazione ai cambiamenti climatici.

Semina diretta

La Semina diretta è una tecnica di agricoltura conservativa che prevede la semina su terreno non arato. I primi esperimenti risalgono alla metà dell’800 e vengono pubblicati dall’Accademia del Cimento. I risultati hanno dimostrato vantaggi economici per le aziende di collina e montagna, soprattutto negli areali con maggiori problemi di precipitazioni.

Scheda tecnica

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La pacciamatura

La pacciamatura è una delle pratiche più comuni con cui è possibile prevenire la crescita delle erbe infestanti ed evitare che l’acqua evapori troppo velocemente dal terreno.

Tramite la pacciamatura si ricopre il suolo libero attorno alle colture con del materiale naturale o plastico, evitando alla luce di arrivare al suolo ed impedendo lo sviluppo delle piante infestanti.

Scheda tecnica

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Aridocultura

L’aridocultura è una strategia utile per la razionalizzazione del consumo di acqua adatta a zone con scarsa disponibilità idriche e a terreni di natura argillosa. Se si pensa che l’agricoltura è responsabile del consumo del 70% di acqua potabile al mondo si capisce come tramite queste questa tecnica si possa fare mitigazione ai cambiamenti climatici. Tutte le tecniche utilizzate in aridocultura servono per evitare la dispersione dell’acqua.

Scheda tecnica

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Cover crops e catch crops

Alcune specie erbacee (appartenenti alle famiglie delle leguminose, delle graminacee e delle crucifere) possono essere coltivate come intercalari (tra due colture principali in avvicendamento) al fine di conservare o aumentare la fertilità del terreno agrario. Il loro ruolo principale è quello di apportare sostanza organica al sistema attraverso il sequestro della CO2 e dei nutrienti presenti nel terreno. La quantità e la permanenza dei residui colturali delle “cover crops” dipendono dal tipo di gestione tecnica dell’avvicendamento soprattutto per quel che riguarda la scelta dell’epoca di disseccamento della copertura vegetale.

Scheda tecnica

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FONTI

IPCC, 2013. Climate Change: The Physical Science Basis Sintesi. www.ipcc.org
IPCC, 2014. Climate change: Impacts, adaptation, and vulnerability. www.ipcc.ch
Doran, John W., and M. Scott Smith. “Role of cover crops in nitrogen cycling.” Cover Crops for Clean Water. SWCS. Ankeny, IA (1991): 85-90.
Snapp, S. S., et al. “Evaluating cover crops for benefits, costs and performance within cropping system niches.” Agronomy journal 97.1 (2005): 322-332.