Accrescere l’efficienza d’uso delle risorse per le colture attraverso la diversificazione delle pratiche agro-zootecniche

Strategie di lotta integrata verso infestanti e parassiti (IWM, IPM)

L’adozione di un set di pratiche differenziate atte a controllare la presenza di infestanti e di fitofagi fa parte delle strategie di lotta integrata (per le infestanti Integrated Weed Management, IWM e per i fitofagi Integrated Pest Management, IPM). Alcune pratiche, tra cui la diversificazione del ciclo colturale e delle lavorazioni, sono state descritte nella pratica precedente.

Nell’ambito della diversificazione colturale e delle tecniche di IWM rientrano le colture di copertura o cover crops. Le colture di copertura sono colture intercalari a semina autunno-vernina o primaverile-estiva, che vengono utilizzate tra una coltura principale (da reddito) e l’altra allo scopo di migliorare la fertilità del terreno. Non costituiscono un reddito immediato in quanto non si ha raccolto: la biomassa della coltura di copertura viene interrata o lasciata sulla superficie del terreno come pacciamatura morta. Il “reddito” fornito dalle colture di copertura si manifesta nel tempo sotto forma di una migliore fertilità chimica, fisica e biologica del terreno.

L’incorporazione della biomassa delle colture di copertura comporta l’apporto di nutrienti, in particolare di azoto, che attraverso i processi di mineralizzazione, si rende gradualmente disponibile alle colture in successione. Le colture di copertura consentono di mantenere il terreno coperto, proteggendolo dall’erosione e dalla perdita di nutrienti per lisciviazione. Riducendo le perdite di azoto, le colture di copertura contribuiscono alla riduzione della presenza dei nitrati nelle falde e ad una migliore qualità delle acque. Le colture di copertura sono un’importante fonte di sostanza organica che, oltre ad apportare nutrienti, è un elemento fondamentale della qualità fisica del terreno.

La coltivazione di colture di copertura costituisce una strategia di controllo delle infestanti. Vengono infatti scelte specie in grado di sopprimere lo sviluppo delle infestanti. Le colture di copertura sono in grado di produrre elevate quantità di biomassa, impedendo così lo sviluppo di infestanti sia durante il loro ciclo di vita, sia dopo la loro devitalizzazione se la biomassa viene utilizzata come pacciamatura morta.

Tecniche come la pacciamatura viva (living-mulch) o morta (dead-mulch) possono essere implementate per il controllo delle infestanti durante il ciclo colturale delle colture da reddito. La pacciamatura viva prevede la consociazione contemporanea di una specie a ridotto sviluppo vegetativo assieme ad una coltura da reddito. La prima è in genere una pianta leguminosa, che quindi non compete per l’azoto con la coltura da reddito (dato che le specie leguminose sono in grado di fissare l’azoto atmosferico attraverso la simbiosi con Rhizobium), ma allo stesso tempo è in grado di stabilirsi prontamente e di coprire subito il terreno, così da non lasciare spazio alle erbe infestanti.

La pacciamatura morta viene in genere effettuata sfruttando la coltivazione della coltura di copertura. Al momento della fioritura, la coltura di copertura viene devitalizzata con un rullo e schiacciata a terra. La coltura da reddito viene seminata subito dopo con una semina su sodo. La presenza di uno spesso strato di biomassa dato dalla pacciamatura impedisce alle erbe infestanti di raggiungere la risorsa luce e quindi di germinare.

Per una gestione integrata delle avversità, sono di fondamentale importanza le aree semi-naturali (bordi incolti, siepi, boschi). Le aree semi-naturali possono essere una fonte di infestazione da parte delle specie spontanee se non vengono opportunamente mantenute (sfalci, potature periodiche), ma se opportunamente gestite, le aree semi-naturali possono offrire innumerevoli servizi, tra cui quello di favorire il controllo biologico dei fitofagi da parte di insetti antagonisti utili.

I parassiti che colpiscono bovini, asini e pecore possono essere esoparassiti come acari (rogne), funghi (micosi), zecche o endoparassiti, che vivono prevalentemente nel lume intestinale, per esempio strongili gastro-intestinali e tenie. Le strategie di lotta integrata si basano sul Monitoraggio Parassitologico, in modo da identificare tipo e quantità di parassiti presenti, e dalla messa in atto di pratiche di igiene ambientale e gestione dei pascoli. Se gli animali presentano una bassa carica parassitaria e non presentano alcun tipo di alterazione dovuta ai parassiti, non è necessario nessun intervento, in quanto è normale una modesta presenza di parassiti in un animale sano pascolante. Se vi sono cariche medie o alte e/o gli animali presentano cali produttivi o sintomi riferibili a parassitosi, si possono attuare pratiche quali rotazione dei pascoli, alternanza al pascolo di specie colpite da parassiti diversi, come equini e bovini, lavorazioni opportune dei terreni, lotta biologica agli ospiti intermedi, cura del regime alimentare in modo da avere un efficace bioma a difesa dai parassiti.  Si possono utilizzare medicina omeopatica e fitoterapia per contenere le cariche parassitarie aumentando resistenza e resilienza dell’ospite, o utilizzare farmaci di sintesi ma solo in modo mirato, con un adeguato supporto diagnostico. La pratica purtoppo più diffusa è quella di somministrare agli animali al pascolo vermifughi in modo routinario; le molecole si riversano nell’ambiente tramite le feci degli animali e possono determinare grossi danni ell’ecosistema poiché tossiche nei confronti di lombrichi, coccinelle e molti altri tipi di insetti, pesci, anfibi, pipistrelli.

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